venerdì 10 febbraio 2012

Giardino




Con le enormi forbici sorrette a fatica con la mano destra osservava controluce la linea della siepe. Soddisfatto per la perfetta squadratura che aveva operato sulla pianta che correva lungo il perimetro del giardino, si girò verso Chiara. “Sono un fenomeno!” le disse sorridendo. Sudato intinto per le quattro ore necessarie a finire quel lavoro, si avvicinò al tavolino tondo in plastica bianca dove si trovavano due sedie,  una bottiglia d’acqua fresca e due bicchieri in plastica. Si mise seduto, si versò un po’ d’acqua e bevve lentamente con gusto.

Poi mise la mano su quella di Chiara. “Fidati, è venuta perfetta…” le disse senza troppa convinzione. Lei sorrise e rispose “Ti conosco bene, non ne fai una a modo… ma il profumo che si è liberato nel tagliarla è così buono!”

“Ah, sì? …. Ehm, me lo racconti?”

“Sai bene che le parole non mi vengono bene.”

“So bene il contrario. Me lo vuoi dire o no?” le disse impaziente.

“Non credo di riuscirci, ma posso tentare. Però devi aprire ogni tuo senso per capire.”

“Te non incaricarti delle mie capacità. Parla!”

“Scorbutico come un cinghiale inferocito.”

“Questa l’ho capita! Vedi? Buon segno… inizia, dai, raccontami questo profumo…”

“E’ talmente buono che colora i miei pensieri. E non ha il verde che tu sai conosco, né il marrone dei fusti della siepe. Neppure il giallo del sole che oggi sta bruciando la mia pelle. Ha il trasparente di un vetro fatto di nebbia che mi si avvicina piano e mi chiede di entrarci dentro. Farlo inebria i pori della mia pelle di un fresco che giunge al mio cuore e, con la dolcezza che solo una madre sa regalare al proprio bambino, mi apre gli occhi. Ti vedo, vedo te fatto di verde e di marrone e di giallo come ogni cosa che hai toccato e non sei ridicolo, seppur si possa pensare. Sei fatto di tocchi leggeri di pennello, prendi forma con i piccoli gesti e di questi ti colori. Per dirti che se ho perso un senso, ne ho acquistato un altro: dall’olfatto, come dall’udito, ogni cosa che ti riguarda si fa ricordo presente. Ma forse è davvero complicato spiegarlo.”

“Mi garba ascoltarti…” le disse ammirato, ma comprese che forse lei si aspettava qualcosa di più come commento.

Allora con un colpetto leggero delle enormi forbici tagliò l’unica rosa del giardino. Poi, pensando che d’altronde a cosa serviva quel fiore se non per quello, glielo donò.

Attenta a bucarti, lui pensò.

Non preoccuparti, gli rispose. 

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