venerdì 3 febbraio 2012

l'appartamento di fronte

I muri delle nuove costruzioni sono così fini che si sente uno che scureggia a tre appartamenti a distanza. Dicono sia per rispettare la legge antisismica. A me pare più per risparmiare sui materiali, ma voglio essere ottimista e credere che nessun terremoto possa buttare giù casa mia. Resta il fatto che scendere le scale del palazzo dove abito apre l'udito ai mille movimenti dei condòmini. Li senti rigovernare, brontolare i figlioli, sospirare ardentemente, litigare furibondi. Tutte cose che fanno parte anche dei miei giorni e quindi m'interessano pari allo zero.
O almeno quasi sempre. Oggi per esempio è stato un pò diverso, come una sorpresa, una scoperta.
Quando ho aperto la porta per uscire e andare a lavoro, dall'appartamento di fronte ho udito risa di bambini, cosa che mi ha lasciato un pò perplesso. Perchè, è bene lo sappiate, da due mesi il padre dei due piccoli se n'è andato lasciando, come diceva mia nonna, baracca e chiccheri... insomma casa, moglie e prole.
Al primo scalino, che ho sceso lentissimo, mi domandavo chi facesse ridere i bambini. Al secondo, percorso ancor più piano, ho riconosciuto la voce del padre. Al terzo volevo fermarmi, ma forse davo troppo nell'occhio e ho continuato ascoltando. Diciassette scalini, quelli per arrivare al pianoterra, discesi in tre minuti che faceva prima la schifosa lumaca che ieri ha mangiato mio cognato se fosse sopravvissuta al raffinato appetito del mio parente. Tre minuti in cui mi sono domandato perchè in nove anni non l'ho mai sentito scambiare allegria con i figli come oggi pomeriggio.
Sono montato in macchina e mi sono chiesto perchè il destino vuol farmi credere che certi distacchi sono migliori delle forzate convivenze.
E seppur ci creda, al destino intendo, resto di opinione diversa.

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